In ottica di ripresa economica e ritorno alla normalità, lo Stato italiano ha adottato misure a sostegno di diversi settori economici per puntellare con più vigore i mercati. In questo quadro si inserisce la normativa a sostegno dei giovani under 36, la cui scadenza prevista inizialmente il 30 giugno 2022 è stata protratta al 31 dicembre dello stesso anno.
Possedendo i requisiti oggettivi di età (non aver compiuto 36 anni o non compierli nell’anno successivo alla stipula), di reddito (dimostrare un ISEE annuo inferiore ai 40.000 euro), importo di mutuo (non superiore ai 250.000 euro), la norma permette agli aventi diritto di ottenere sgravi fiscali e tassi agevolati per l’acquisto della sola “prima casa” rivolgendosi agli istituti aderenti.
La leva assicurativa che facilita le banche nella concessione di mutui a condizioni particolarmente vantaggiose, in questo caso addirittura calmierate per legge – non superiori al TEGM pubblicato trimestralmente – è fornita dalla Concessionaria statale Consap, che garantisce all’istituto l’80% dell’importo del mutuo residuo, agevolandone quindi la concessione dato che riguarda i mutui dall’81 al 100% del prezzo, in genere mal sopportati dal sistema bancario. E non a caso, nel primo trimestre dell’anno in corso è stato segnato un lusinghiero + 57% rispetto allo stesso periodo del 2021 per i mutui di questa fascia di età.
Quali i benefici fiscali previsti per i beneficiari prioritari:
- esenzione totale dell’imposta sostitutiva (0,25% dell’importo del mutuo)
- esenzione totale dell’imposta di registro (2% del valore catastale dell’immobile)
- possibilità di detrarre interamente l’IVA versata sulla dichiarazione dei redditi dell’anno successivo all’atto di mutuo (nel caso di acquisto di nuovi immobili)
Tuttavia non si può tacere di alcune difficoltà incontrate nell’applicazione pratica. Tra le due più significative, in primis, si deve evidenziare che lo spirito della norma è aiutare le famiglie in reale difficoltà e non indiscriminatamente tutte le persone al di sotto dei 36 anni.
L’ISEE, infatti, si calcola sull’intero nucleo familiare di provenienza; ne consegue che sommando il reddito dell’avente diritto a quello dei genitori, con cui è probabile che risieda, si superi facilmente la soglia annua dei 40.000 euro, deludendo spesso le aspettative di chi riteneva di poter aderire all’agevolazione fiscale ma centrando il principio ispiratore di aiuto agli indigenti. Probabilmente si tratta di un’applicazione troppo restrittiva ma indubbiamente coerente, che in ogni caso ha permesso di sostenere il comparto mutui con il segno positivo di cui sopra.
Di più stretta attualità: il legislatore certo non poteva prevedere lo scoppio dell’attuale conflitto in Ucraina, che ha causato un deciso aumento del costo del denaro a tasso fisso, il quale inevitabilmente si trasmette a catena sul tasso finito proposto ai consumatori in genere (va infatti aggiunta la percentuale di interesse che la banca riserva al proprio guadagno). Ricordiamo che questi mutui non possono oltrepassare un tetto ben specifico, molto basso. Se dovesse consolidarsi l’ascesa dei tassi sarà sempre più difficile per il sistema bancario non oltrepassare la soglia del TEGM trimestrale e pertanto è intuibile che il mercato si orienti al tasso variabile (con le opportune protezioni spesso abbinate al prodotto) con buona pace dei consumatori.
Resta inteso, in ogni caso, che l’iniziativa sia da intendersi più che lodevole avendo prodotto ottimi risultati nonostante le difficoltà appena menzionate e sostenuto un comparto che si temeva potesse soffrire più verticalmente di quanto non abbia fatto, grazie anche alla normativa in esame.
Auspichiamo che si prenda sempre più spunto per il settore immobiliare e creditizio da iniziative di questo genere perché i benefici, molto banalmente, ricadono a catena sull’intera economia. E non siamo nella posizione di poter inciampare durante una ripresa già debole per i venti di guerra che soffiano in Europa.
A cura di Marco Mangano